La Direzione del Centro Studi formazione Lavoro Euromediterraneo


La Direzione del Centro Studi formazione- lavoro euromediterraneo raccoglie l'esperienza professionale fin qui da me condotta nel campo delle relazioni internazionali e delle politiche del lavoro. Al contempo, mi offre l'opportunità di aprire scenari nuovi per la formulazione di modelli innovativi del sistema formativo e del dialogo con il mercato occupazionale in continuo cambiamento; di certo un sistema diverso da quello affrontato persino dalla teoria di Biagi. La flessibilità deve trovare una chiave di aggancio alla sicurezza del lavoro (sul lavoro) ancorché ai contesti multiculturali odierni. Il Centro Studi opera in quest'ottica di collegamento e dialogo internazionale, attraverso strumenti concreti di costruzione dei sistemi di apprendimento al lavoro.

PON SICUREZZA PER LO SVILUPPO 2007-2013


Il Programma Operativo Nazionale (PON) “Sicurezza per lo sviluppo – Obiettivo Convergenza” 2007-2013 è stato approvato dalla Commissione europea con decisione del 17 agosto 2007. Il Programma, finanziato con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), è articolato secondo tre assi di intervento: – “Sicurezza per la libertà economica e di impresa”, “Diffusione della legalità” ed “Assistenza tecnica” – ed ha come obiettivo “garantire il libero e sicuro utilizzo delle possibilità di sviluppo che il territorio offre in termini di infrastrutture, specie per le vie di comunicazione, coerentemente con l’ordinamento comunitario di rendere l’Europa e le sue regioni più attraenti per investimenti e occupazione.”
Il PON inoltre è coerente con il Quadro Strategico Nazionale (QSN) 2007-2013 per quel che concerne la Priorità 4 “Inclusione sociale e servizi per la qualità della vita e l’attrattività territoriale” e la Priorità 8 “Competitività e attrattività delle città e dei sistemi urbani”.
La dott.ssa Spataro ha ideato e sviluppato il progetto "RIGHT ECO. L'IMPRESA LEGALE PATRIMONIO SOCIALE" per la Provincia Regionale di Palermo, approvato con decreto del Ministero dell'Interno dell'8 marzo 2010.

La Pianificazione strategica e il ruolo del processo di comunicazione

Il Piano strategico è il processo che mobilita una pluralità di soggetti nelle attività di ricostruzione della “visione del futuro” della città definita a partire dalle rappresentazioni espresse dagli attori locali. E' un processo creativo, in cui ciascun soggetto coinvolto, portatore di una specifica definizione dei problemi, delle priorità e delle domande emergenti, contribuisce a creare una visione della comunità locale, contribuisce cioè a ridefinirne l'identità. Il Piano strategico è una cornice che descrive la meta che la città intende perseguire.

Il metodo partecipativo di più soggetti alla pianificazione costituisce perciò una caratteristica distintiva del Piano strategico e, pertanto, perché possa realizzarsi nelle prassi come definito nelle intenzioni, dovrà essere sostenuto da un'attività di comunicazione dal respiro strategico: la promozione della partecipazione dovrà essere assunta come obiettivo consapevole di comunicazione al cui raggiungimento concorrano diversi azioni e strumenti opportunamente pianificati.

L’intero lavoro, ovvero il processo stesso di pianificazione strategica, rappresenta un metodo partecipato e comunicativo, di negoziazione e di concertazione degli interessi. La pianificazione strategica della città è volta a costruire una “visione” condivisa dei possibili scenari di sviluppo sostenibile a medio-lungo termine, in grado di fissare mete condivise dalle istituzioni e dagli attori sociali ed economici della città, attraverso un’analisi attenta del nesso stretto esistente tra economia, territorio e ambiente, politiche sociali e formative. Il processo di pianificazione strategica è esso stesso la costruzione di una metodologia di analisi, di pianificazione, di azione e di gestione orientata allo sviluppo continuo della città e al miglioramento dell’esistente qualunque sia il momento considerato. E’ l’avvio di un’analisi critica permanente dell’essere della città, la produzione di progetti o ipotesi di progetti, la definizione e ridefinizione in continuum degli stessi, la loro attuazione, gestione e riprogettazione sintonica con le esigenze che l’evoluzione impone.

In-formare sulle strategie di accesso al lavoro


A partire da lunedi 11 giugno la dott.ssa Spataro sarà ospite di Radio Spazio Noi (http://www.radiospazionoi.it), la Radio Diocesana dell'Arcidiocesi di Palermo, per un ciclo di appuntamenti dedicati all'informazione sugli strumenti di accesso al lavoro, condotti da Giovanna Curiale. La trasmissione va in onda ogni lunedi mattina alle 09.45 (e in replica alle 19.45) sulle frequenze siciliane della Radio:88-106,30 Palermo; 99,350 Palermo e Messina; 88,50 Agrigento-Enna - Caltanissetta.
Per dettagli sugli argomenti trattati o per suggerire temi: Radio Spazio Noi tel. 091581147 oppure spatarobox@virgilio.it
Si ringraziano:
Angelo Ignoti (Vice Presidente nazionale ANMIL), testimonial della trasmissione sulla legge 68/99 (collocamento mirato al lavoro dei disabili); Salvatore Terrasi, Direttore Generale INAIL Sicilia, testimonial della trasmissione sulla Sicurezza sui luoghi di lavoro. Saranno inoltre presenti:
Fabrizio Madonia ADECCO Direttore Filiale di Pa www.adecco.it
Adele La Monica - ARCES- Eurodesk www.arces.it
Maria Grazia Virga, IRFIS e consulente del Dip.Diritti e Pari Opportunità
Roberta Messina e Ombretta Lo Bianco -Italia Lavoro http://www.italialavorosicilia.it
Francesca Sarandrea/Marta Chines Manpower Roma/Palermo www.manpower.it

La Pianificazione strategica in una vision EuroMediterranea.


Il 29 maggio, nell'ambito del Seminario tecnico tenutosi al Cerisdi, alla presenza, tra gli altri, del prof. Maurizio Carta e del prof. Giovanni Tesoriere, sono emersi interessanti aspetti sulla pianificazione strategica in uno scenario euro-mediterraneo. Alcuni quesiti, che intendo lasciare come tali, hanno solleticato la mia curiosità intellettuale perchè, a mio avviso, esprimono aspetti del sostanziale disallineamento della programmazione locale dal mondo euromediterraneo. Aspetto centrale se "programmare" esprime il prefigurare azioni future.
- Oltre ad un appeal emotivo, che ci lega all'EuroMediterraneo, come pensiamo di strutturare i rapporti con i Paesi che lo costituiscono; in definitiva, tolte le adesioni corali all'Euromediterraneo, quali benefici e in quanto tempo intendiamo raggiungerli? In parole più semplici: cosa stiamo "programmando" per diventare realmente la "testa di ponte" del Meditteraneo (con i Paesi Arabi, con il Medio oriente, ecc., non solo con il Maghreb africano e i Balcani (Vedi Progetto Paese)... Non ci sono evidenze, ad esempio, di come la Sicilia concretamente entri nel processo di pace e nel processo economico del Medio-Oriente ... o forse facciamo coincidere i rapporti bilaterali esclusivamente con l'internazionalizzazione delle imprese e le missioni economiche?
- Quali sono i corridoi commerciali, ma soprattutto come variano (se variano) nel tempo con le azioni di programmazione 2007-2013? Qual'è la vision?
- La Sicilia non ha strutture costiere adatte all'insediamento dei porti commerciali internazionali, già a partire dalle caratteristiche dei fondali: solo Augusta, intorpidita e piegata dall'inquinamento del polo industriale, ha queste caratteristiche, ma servirebbero almeno 8 anni (!!) per bonificarla prima di adibirla a porto internazionale; perchè continuiamo a parlare di Sicilia porto del Mediterraneo?
Una soluzione dovrebbe essere implementare le variabili di riferimento comunitarie con quelle di mercato e di scenario euromediterranei. La riapertura dell'Ufficio di Cooperazione ridà speranza, in questo senso. Sebbene sarebbe auspicabile anche una legge regionale sulla cooperazione internazionale, dato che anche in questo abbiamo il primato del vuoto legislativo.

La scelta è tra "produrre territorio o prestarlo" secondo le parole di Maurizio Carta. In definitiva, cosa proponiamo all'EuroMediterraneo che non sia una politica di "sfruttamento reciproco delle risorse".

Il punto è rintracciare i "logos economici" su cui puntare la sfida regionale moltiplicando i vantaggi competitivi delle azioni/attività, in grado di innescare processi di crescita anche occupazionale.

Anche questo è politica del lavoro: aprire allo "sviluppo intelligente" vuol dire ridare aspettativa occupazionale tramite i corridoi della ricerca, della specializzazione internazionale, della mobilità qualificata, dell'ingegneria industriale, in sintesi delle "idee nuove".

Francesca Spataro

Flexicurity


L’espressione nasce dalla contrazione verbale tra flexibility e security per indicare il modello di mercato del lavoro danese, nel quale ad una notevole flessibilità in materia di assunzioni e licenziamenti si accompagna un’altrettanto estesa sicurezza per coloro che si trovano ad essere disoccupati, grazie alla presenza di ammortizzatori sociali e ad un ben funzionante sistema di formazione che facilita le transizioni da un impiego all’altro. La Conferenza sulla flexicurity organizzata dalla Commissione Europea il 20 aprile scorso a Bruxelles - che pronuncerà una comunicazione ufficiale il prossimo giugno - ha però messo in discussione il sistema: flessibilità e sicurezza rischiano di essere viste come variabili in reciproco contrasto. Eppure una nuova strategia di policy management è necessaria per migliorare le performances dell’economia europea, per affrontare le sfide ed i problemi legati ai moderni mercati del lavoro e per rafforzare la fiducia di cittadini ed imprese nella possibilità di maggiori opportunità occupazionali, in un contesto come l'Italia in cui è presente il paradosso di un Paese che invecchia e di una spinta al globale. Chiedi info a spatarobox@virgilio.it

La legge 68 sul collocamento lavorativo mirato a favore dei disabili e la legge Biagi


Molti aspetti della Legge Biagi rimangono ancora disattesi, o forse semplicemnete non compresi, per il loro caratere innovativo e anticipatorio di certi processi di sviluppo. Un esempio interessante è l'art. 14 della Legge Biagi che di fatto non abroga alcun istituto della l. 68/99 né pare idoneo a scardinare la logica complessiva della l. 68 del 1999. In Sicilia pare comunque complesso far decollare il sistema, sebbene vi sia un Accordo regionale sottoscritto dalle parti sociali, dalla Regione e dalle associazioni imprenditoriali. Il contenuto: la norma si va ad aggiungere a quelle della l. 68/99 sul collocamento mirato e intende rappresentare una opportunità in più per l’inserimento lavorativo dei disabili. La norma di cui all’art. 14 rappresenta anzi una opzione per rendere effettivo il meccanismo di cui all’art. 12 della l. 68/998, rimasto praticamente inattuato. L’art. 14 prevede un meccanismo che, nella sostanza è volto a raggiungere l’obiettivo di sfruttare la cooperazione sociale come strumento per l’inserimento lavorativo dei lavoratori disabili, in particolare per quei disabili con maggiori difficoltà di inserimento per i quali il collocamento mirato non è in grado di garantire un lavoro, ma con l’intenzione di superare le difficoltà tecniche che non hanno permesso l’efficacia dell’art. 12 l. 68/99. Le imprese siciliane possono esternalizzare servizi alle cooperative sociali nell'ambito di una convenzione con la Regione Siciliana, Assessorato al Lavoro, ottemperando in tal modo agli obblighi della legge 68. Inoltre entrambe le leggi prevedono contributi sia per l'inserimento lavorativo del disabile (fiscalità di vantaggio), la formazione e l'abbattimento delle barriere architettoniche dei luoghi di lavoro.
La dott.ssa Spataro ha fatto parte, nella qualità di membro effettivo in rapprentanza dell'ANCI Sicilia, del Comitato di gestione del Fondo della legge 68 in Sicilia, per quattro anni. Per l'Anci Sicilia, la dott.ssa Spataro ha presato la consulenza all'Anci - nell'ambito dei gruppi di studio - a valere sul processo di recepimento della legge 328 in Scilia. Per informazioni spatarobox@virgilio.it
Alcuni link risorsa:
http://download.microsoft.com/documents/italy/SBP/lavoro/Assunzionidisabili.pdf
http://fpvarese.provincia.va.it/interfaccia/Lavoro/Modulistica/GUIDA_RICHIESTA_AGEVOLAZIONI.pdf